La Juventus vincente di Marcello Lippi raccontata da Fabrizio Ravanelli, uno dei suoi protagonisti
Fabrizio Ravanelli. L’ultimo calciatore della storia bianconera a vincere la Champions League realizzando un incredibile gol nella finale contro l’Aiax: un pallone calciato in porta direttamente dalla linea di fondo.
Quella squadra stravolse il gioco del calcio con la nascita dell’era dei tre punti a vittoria e divenne icona grazie alla qualità iniziale dei suoi giocatori che abbinarono la tecnica ad uno spirito di sacrifico che permise di schierare un tridente offensivo, Vialli-Ravanelli-Del Piero, che garantiva gol e al tempo stesso equilibrio alla squadra.
Ravanelli ricorda i momenti chiave del loro successo e si rammarica della Juventus attuale.
“Le due partite che ci hanno fatto cambiare la storia del campionato 1994-95 sono due. Una è il momento della rimonta con la Fiorentina. Quel 3-2 firmato da Alessandro Del Piero all’ultimo secondo con quel gol fantastico. Alla fine del primo tempo perdevamo 0-2 immeritatamente, facendo una grandissima partita e nel secondo tempo l’abbiamo ribaltata”.
“Quella ancora più decisiva è stato lo scontro diretto del gennaio 1995 al Tardini, quando abbiamo vinto per 3-1 (doppietta di Ravanelli) contro il Parma. È stata la partita che ci ha lanciato verso lo scudetto perché poi abbiamo battuto la Roma 3-0. Quei 15 giorni sono stati la svolta del campionato. Nell’anno nuovo la Juventus si è presentata con il serbatoio pineo di benzina. Abbiamo dimostrato a tutti che quella squadra era pronta a lottare per lo scudetto”.
“La Juventus di oggi non si può comparare a quella del 1994-96 che resta inimitabile e irraggiungibile. Alla Juve di oggi manca tanta qualità e tanta intensità. La mia Juve sgretolava gli avversari soprattutto nella seconda parte delle partite. Noi nei secondi tempi distruggevamo veramente le squadre. Quello che mi lascia un po’ l’amaro in bocca è che nella Juve di oggi manca l’aggressività. Manca quel fuoco dentro che porta gli avversari allo sfinimento. La mia Juve dove andava imponeva il suo gioco e dava quattro gol a tutti quanti. Era una Juventus veramente inarrestabile. Se Lippi mi avesse chiesto di fare il terzino lo avrei fatto perché noi pensavamo da squadra. Eravamo un gruppo granitico. Ci saremmo buttati nel fuoco per il nostro allenatore”.