Il nuovo lavoro del cantautore è “un disco pieno di fuochi da custodire che bruciano e illuminano”. Al via ad aprile il tour nei club, con sei date già sold out
In questi giorni i corridoi sotterranei della metropolitana di Milano, e non solo, si sono riempiti di manifesti fiammeggianti di rosso: sono i cartelloni dedicati a “Un segno di vita”, il nuovo album di Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica per i nostalgici, come noi). Ecco i nostri ascolti e le nostre recensioni.
“Un segno di vita” per ogni traccia
- Illumina tutto. Per chi crede nelle chitarre distorte, “Con i pronostici contro e un fuoco dentro“. Dai, che arrivano i nostri (prima o poi)
- Un segno di vita. “Bombardano, bombardano e tutti guardano, non arrivano le provviste…”
- Meccanismi. Una grande voglia di vivere può spaventare? Forse sì, “ma non me“
- Fuoco dentro (con Nada). Saper sopravvivere è più importante di quanto si possa pensare, anche solo per mostrare al mondo il fuoco dentro
- Incendio. A proposito di fiamme, hai presente l’amore?
- Fuori città. Pensa se la luminosità della realtà si potesse attenuare come lo schermo di un telefono
- Vista mare. Cosa succede se scrivi una canzone su un’isola nell’oceano e poi la registri in alta montagna nel rifugio in Val D’Aosta di un amico scrittore tipo Paolo Cognetti, ricostruendo uno studio mobile a 2500 metri d’altezza?
- Notti luminose. Una lettera aperta: tra una presa d’atto e l’altra – le strade pericolose, le città, la guerra -, per fortuna c’è ancora molta luce intorno (e fuoco, in tutto il disco)
- Va’ dove ti esplode il cuore. “Provincia meccanica” è un film (con il sempre bravo Stefano Accorsi) che compie quasi 20 anni e questa è una canzone per chi viene da lì ma anche per chi ha vissuto gli anni Novanta nell’età dei giovani tentativi di orientarsi in mezzo al mondo. Più di qualcuno sta ancora cercando il verso giusto della mappa, ma poi alla fine forse trovarlo davvero non è così essenziale
- La stagione buona. Il pianoforte accompagna i passi dei migranti lungo la frontiera, le onde lungo la traversata, i sogni che chissà… Io, Capitano!
La Recensione “Onde Funky” di Paola Gallo:
Grazie a un coraggioso a appassionato addetto ai lavori (sì ce ne sono ancora), ascolto da diverse settimane un album che esce domani: Un segno di vita di Vasco Brondi (qui la mia ultima intervista) ricco di frasi e storie necessarie. Un disco ottimista, nonostante il dolore. Un disco che urla vita, pur nominando la morte. Pieno di contenuti e concetti, perché, diciamocelo, i cantautori come Brondi sono rimasti gli ultimi veri creator dell’anima. Un disco che cercherò di raccontarvi senza aver letto alcun comunicato stampa, filtrato solo dai miei numerosi ascolti.
“Spaventerai sempre tutti con la tua voglia di vivere” (Meccanismi), “Sono i figli dei fiori di plastica, è un’apocalisse domestica che nessuno dimentica, cambiamenti chiedono i nostri cuori, giorni migliori” (Fuori città) sulla necessità di uscire dagli schermi e vivere la realtà, ricreare bisogni autentici e soprattutto: “Un giorno ci toccherà morire, ma tutti gli altri giorni no” (Và dove ti esplode il cuore). Vivere, appunto, in una società disastrata che verrà comunque aggiustata dalle leve del cuore.
Le parole sono in primo piano, con la voce intensa di Brondi che attraversa la superficie e si fa strada tra le domande e le paure di un ordinario abitante del mondo di oggi. La title track Un segno di vita sembra richiamare il presente “Bombardano, bombardano e tutti guardano, non arrivano le provviste, non arrivano le voci e le promesse, solo luci di stelle fisse che parlano di pace e di apocalisse” immersi come siamo in minacce nucleari, guerre vicine alle nostre quiete case e genocidi che consumano le speranze di migliaia di bambini.
Nessun dogma, ma tanta poesia anche nel Fuoco dentro con la voce di Nada a intersecare quella di Vasco. Un disco che ricerca la noia, il desiderio fragile di un sentimento che fugga dall’avere. Un disco di persone che rivendicano i loro sogni rivoluzionari, che resistono, che non smettono di farsi domande, nonostante la stanchezza. Dammi il coraggio di sorridere di un sogno se non si può esaudire potrebbe banalmente essere la preghiera che chiude un cammino fatto di speranze, oltre che la fine di un disco che mi porterò dentro per tanto tempo.